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La Festa dei Banderesi

La Festa dei Banderesi è un’antica festa dedicata a Sant’Urbano; l’evento trae origine da una contesa militare tra i comuni di Bucchianico e Chieti in epoca medievale. L’evento può vantare il Patrocinio della Commissione Nazionale dell’Unesco, nonché quello del Ministero per i Beni e le Attività culturali.

La Storia 

Le “Some di S. Urbano”

Nella Festa dei Banderesi le donne offrono il loro più bel regalo! Oltre al lavoro, creatività, gioiosità, desiderio di comunità, le donne portano il canestro infiorato come dono a S. Urbano e alla comunità civica.

Cos’è il “canestro”?

Si comprende il suo significato se si ricorda il più antico, universale, mezzo di trasporto delle cose escogitato dalle persone in ogni luogo del pianeta. Nella giornata delle “Some di S. Urbano” (nota come “sfilata dei carri e canestri”) si porta idealmente il prodotto della questua. Nel tempo antico si trasportavano i doni materiali per la festa raccolti nelle questue (grano, vino, olio, dolci, pane). Ma il riferimento più interessante è a “lu Palmendierə”


La festa 

I giorni di festa: 24 – 25 – 26 Maggio 

La festa riprende il 24 maggio, giorno della vigilia di Sant’Urbano, con l’uscita dei Banderesi e l’apertura della Porta Santa: è tale la porta della Chiesa di Sant’Urbano in seguito all’indulgenza concessa nel 1809. Intorno alle 19:00 si svolge nella chiesa la cerimonia delle “entrate”: mentre il parroco dall’altare procede alla recita delle litanie, il Sergentiere e il Banderese pregano sull’altare, poi raggiungono una colonna recante un’immagine del santo e vi poggiano la fronte, infine escono dalla cripta. Questo rituale delle “entrate” si ripete per nove volte.

ll gruppo dei Banderesi raggiunge poi la piazza dove si svolge il gioco del “tizzo”: i Banderesi si dispongono in cerchio, uno di loro esce dal cerchio per nascondersi e viene rincorso dagli altri. Durante la giornata del 24 il Banderese indossa il vestito della festa (un abito contadino di ispirazione tardo-ottocentesca i primo novecentesca, con una cinta e la fascia blu e rossa a tracolla).

Il 25 maggio, giorno della festa, si apre con la funzione religiosa alle 7.00 del mattino; è qui che si svolge la cerimonia dell’offerta dei ceri, che vengono prima portati in processione nella piazza.

Subito dopo, nel palazzo del Comune, ha luogo la colazione del Banderese, in cui i Banderesi mangiano uno spezzatino di vitello al sugo. Intorno alle 10:00 ha luogo, sulla scalinata della Chiesa di San Francesco, la cerimonia detta di “investitura” del Sergentiere: il sindaco (ma a seconda delle edizioni la figura può variare) pronuncia una formula rituale e consegna al Sergentiere la spada, l’Arma Santa (l’alabarda, che veniva utilizzata in passato, è andata perduta). Nei fatti non si tratta di una vera “investitura”, nonostante l’uso ricorrente del termine: si tratta piuttosto della cerimonia di consegna dell’Arma Santa, dato che il Sergentiere ha un ruolo ereditario che non deve essere ribadito ufficialmente ad ogni festa.

Il gruppo, preceduto dai tamburini, e accompagnato da sbandieratori e soldati in abiti medievali, torna poi nella Chiesa di Sant’Urbano, dove si svolge la cerimonia della consegna degli anelli, in cui la madre del Banderese consegna gli anelli agli uomini della famiglia. All’uscita della chiesa due uomini sorreggono la “bannìra” (bandiera) e lo stendardo, simbolo rispettivamente del potere religioso e di quello civile. Subito dopo si procede alla consegna dei cavalli bardati: di qui il Banderese con i suoi figli e il Sergentiere per tutto il giorno andranno a cavallo. Tutto il gruppo dei Banderesi è caratterizzato da una fascia a tracolla rossa e blu appuntata sull’abito.

A questo punto i Banderesi iniziano a muoversi lungo le strade, compiendo una serie di “giri” in cui raggiungeranno tutti gli angoli del paese; durante questi “giri”, prima e dopo la processione (e il rituale della “ciammaichella”), sostano presso le abitazioni del paese che hanno preparato per loro un rinfresco (“lu cumplimente”). In questa giornata viene eseguito più volte il rituale della “ciammaichella”; a differenza di quanto accade la domenica precedente, in questa occasione il rituale è messo in atto esclusivamente dagli uomini.

Alla fine della cerimonia religiosa in onore di Sant’Urbano, il gruppo partecipa alla processione solenne in cui vengono portate le ossa e la statua del santo. Fino alle 15.00 il gruppo procede con i “giri” per il paese, poi si reca presso il convento di San Camillo de Lellis, sul cui balcone il sindaco e il parroco attendono i Banderesi per la riconsegna delle bandiere: i Banderesi, a piedi sotto il balcone, fanno “la mossa”, ossia fingono di porgere le bandiere ma le ritirano immediatamente. Questa scena si ripete più volte, finché i Banderesi non decidono di riconsegnare la “bannìra” e lo stendardo. Subito dopo si dirigono verso il Comune, dove viene offerto un grande pranzo.

Il 26 maggio, Festa di Santa Candida (madre di Sant’Urbano) o Festa del Ringraziamento, si svolge la cerimonia dell’offerta dei ceri alle chiese delle contrade: il Sergentiere, il Banderese e tutto il gruppo familiare raggiungono a piedi le contrade del paese per offrire i ceri; la contrada più lontana (Colle Sant’Antonio) viene oggi raggiunta con l’automobile.

A conclusione della festa si svolge la benedizione dei quattro cantoni, in cui – dopo la funzione religiosa – il parroco benedice i quattro lati del paese sollevando le reliquie di Sant’Urbano.

I Protagonisti della festa

Sant’Urbano

Urbano I è stato il 17º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo. Fu papa dal 222 fino alla sua morte.

il sergentiere

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il banderese

Il Banderese viene identificato storicamente come una figura che difende il territorio delle contrade e che, in generale, coordina il rapporto tra le contrade e il paese in occasione della festa